T J Wilcox. Hiding in Plain Sight

21.03.2025 – 11.04.2025

 

La Fondazione Nicola Del Roscio presenta da Venerdì 21 Marzo a Venerdì 11 Aprile 2025 la mostra dell’artista multidisciplinare americano TJ Wilcox (Seattle, Washington, Stati Uniti): Hiding in Plain Sight, a cura di Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli. Concepito appositamente per gli spazi della Fondazione Nicola Del Roscio, il progetto espositivo si sviluppa intorno all’omonimo film di TJ Wilcox, che realizza un ritratto cinematografico della celebre designer Eileen Gray (Enniscorthy, 9 agosto 1878 – Parigi, 31 ottobre 1976), considerata una delle più importanti pioniere del movimento modernista, capace di spaziare dall’architettura al design d’interni, dalla pittura alla progettazione di mobili.

Il film Hiding in Plain Sight viene presentato per la prima volta In Italia, dopo essere stato proposto presso la galleria Sadie Coles HQ. nel 2024, ed è accompagnato da una serie di pannelli Chroma-Luxe in alluminio, sui quali sono stati trasporti frame del film. I colori vividi e lucenti e i loro titoli onirici ben richiamano la grazia e il genio di Eileen Gray, che Wilcox ha voluto omaggiare con i suoi lavori. Il film di Wilcox è incentrato su un particolare momento di trasformazione, sia artistica che personale, che ha caratterizzato la vita di Eileen Gray: la creazione della sua prima gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale. Un concetto creativo in cui ciò che conta non è solo il corpo architettonico, quanto tutti gli elementi che lo affiancano e con esse concorrono alla definizione dell’opera, dal guardaroba agli sgabelli, includendo persino tappeti, specchi e sedute. Si tratta della villa E-1027, realizzata a Roquebrune-Cap-Martin, Francia. Pare che il progetto architettonico fosse stato in parte stimolato dal compagno di Gray, Jean Badovici, che le avrebbe lanciato la sfida chiedendole: “Perché non costruisci?”.

Wilcox ha avuto l’opportunità di filmare all’interno della villa E-1027, utilizzando uno spazio adibito a proiezioni come set per il suo film: un’area dell’abitazione rimasta nascosta, sebbene fosse in bella vista per circa 100 anni. L’ambiente è stato “attivato” dall’arte di Wilcox, per la prima volta nella storia della casa, come se fosse una lampada progettata dalla stessa Gray ma in attesa di essere illuminata. Il film di Wilcox esplora i temi che Gray associa al concetto di casa, invitando lo spettatore a considerare attraverso la documentazione video, le tracce biografiche che emergono dal racconto. Un’installazione multicanale che indaga l’interpretazione personale del modernismo da parte di una donna e la sua personale e unica proposta architettonica secondo la quale le “formule architettoniche non sono nulla, la vita è tutto”.

L’eclettica formazione di Eileen Gray fonda le proprie radici nell’Art Nouveau di fine Ottocento e approda all’architettura moderna. Proveniente da un’aristocratica famiglia irlandese-scozzese, dopo aver studiato a Londra disegno e pittura alla Slade School of Fine Arts, apprende l’arte della lacca, tecnica che approfondirà a Parigi sotto la guida dell’artigiano giapponese Seizo Sugawara. Grey trascorre i primi anni della sua carriera tra Londra e Parigi, dove alcune sue creazioni vengono esposte con discreto successo, tanto che nel 1917 l’edizione inglese di Vogue le dedica un articolo. Dopo essersi arruolata come volontaria durante la Prima Guerra Mondiale, si trasferisce stabilmente nella Ville Lumière, dove ottiene il primo incarico di rilievo nel 1919, quando Suzanne Talbot, celebre stilista, le commissiona la decorazione del suo salotto. I mobili disegnati per l’occasione sono curati nei minimi dettagli e intercettano le esperienze formali del moderno, riscuotendo un grande successo, confermato nel 1923 dalla prima mostra di Eileen Grey presso la Union des Artistes Modernes. Negli anni Venti, Eileen Grey espone al Salon des Artistes Décorateurs – dove il suo lavoro viene apprezzato dagli olandesi del De Stijl- e successivamente invierà suoi contributi anche al Salon d’Automne, dove ricevono le lodi di GropiusLe Corbusier Robert Mallet-Stevens. Sulla scia della notorietà, Grey apre in quegli anni la galleria Jean Désert a Parigi, laboratorio dove produce mobili in serie ­– un’operazione all’epoca poco comune – sperimentando materiali alternativi. È in questo periodo che Grey decide di specializzarsi in architettura d’interni e design, divenendo lentamente un’apprezzata rappresentante delle tendenze moderniste nell’arredamento. Ancora oggi è considerata l’epitome del modernismo ed è l’unica donna il cui nome è menzionato accanto a grandi designer dell’epoca come Le Corbusier, Mies van der Rohe e Marcel Breuer.